
14 Nov Alberto Fasulo, Ragionevole Follia e l’Arte di Mario Martone – la seconda giornata di Invenzioni dal Vero
di Redazione Capas
Protagonista della Masterclass del 13 novembre, è stato Alberto Fasulo, regista di Menocchio: un film in costume incastonato tra gli artisti dell’edizione del Parma Film Festival ‘Invenzioni dal vero’. La capacità, l’esperienza e lo studio di Alberto Fasulo, sono stati messi a disposizione degli studenti dell’Università di Parma e degli interessati per un pomeriggio di approfondimento sul cinema del reale. “Il mio è sempre il raccontare un essere umano, anche se rimanda ad una storia di cinquecento anni fa – spiega il regista -. Un mugnaio che esprime la sua idea contro l’inquisizione e ha paura e abiura, è eroico e umano”. Questa però non è la sola scelta interessante fatta per il film, lo studio della scenografia, dei personaggi e anche delle luci, deriva da un profondo studio dell’arte dell’epoca da parte del regista. “Le fonti sono i musei, il crearsi un atlante iconografico dell’epoca. Un mix di suggestioni e fonti inaspettate”, racconta Federica Veratelli, studiosa dell’arte fiamminga e olandese. Da questo studio artistico nasce poi la scelta degli attori, uno dei fattori più innovativi e interessanti: per dare una maggiore credibilità e immedesimazione, sono persone comuni. “I pittori prendevano gente dalla strada. Il vescovo infatti l’ho proprio scelto per strada”, spiega Fasulo. La scelta è stata fatta in primis sui volti, ma poi anche sulle esperienze, il tipo di lavoro; “ho voluto mettere persone che sanno cose diverse in relazione, aspettando una reazione chimica”. Allo studio si affiancano poi conoscenze tecniche. Come tenere accesa una candela per sette ore consecutive di girato? “Il trucco è il tipo di stoppino. Magari per voi è banale, ma per me è stata una novità”, racconta Fasulo. Anche il supporto di registrazione segue la linea del progetto estetico del regista essendo stato girato in digitale, per ottenere quei sottotoni che rendono la scena ancora più reale.
Nel pomeriggio è stato presentato il secondo gruppo di documentari in concorso. Particolarmente apprezzato è stato La ragionevole follia – Vita di Mario Lanfranchi (31′) di Michela Benvegnù ed Enrico Nanni, con soggetto di Diego Bertolotti. Il ritratto dell’eccentrico regista e attore, ne sonda la poliedrica visione del reale, riprendendolo all’interno delle mura domestiche, per poi spostarsi a ritroso nel tempo sugli episodi più curiosi della sua esistenza, rappresentati a teatro da un giovane attore. L’introspezione dello stesso Lanfranchi e la proiezione del suo tempo andato creano in rapporto dialettico un racconto metateatrale. Ipnotico.
Alle 18.00 alla Libreria Feltrinelli è stato presentato il “A distanza ravvicinata – L’arte di Mario Martone” di Bruno Roberti, capace di raccontare tra cinematografia e filmografia non solo il regista, ma anche l’uomo. L’assessore alla cultura Michele Guerra, qui nelle vesti di professore di critica cinematografica, ha intrapreso con Roberti un discorso sulla cultura napoletana. I suoi lavori su Eduardo, Servillo, Martone includono tutti Napoli: città che subisce rinascimenti ricorrenti, piena di possibilità e di percorsi, dalla vitalità stupefacente. Roberti ha spiegato come il racconto del cinema di Martone e del suo rapporto con Napoli, espresso nella quadrilogia che si chiude con “Capri Revolution” che uscirà nelle sale il prossimo 20 dicembre, sia emblema in realtà dell’Italia intera.
In serata al cinema Edison sono stati proiettati i lavori di Stefano Ricci, accompagnati dalla performance del disegnatore. Gli schizzi, realizzati sul momento e proiettati sullo schermo cinematografico, sono stati accompagnati dalla musica dal vivo: una storia visiva scritta in tempo reale in accordo perfetto con le sonorità in scena.
di Giulia Moro e Duna Viezzoli
Interviste: Yara Al zaitr, Fabio Manis.