Fellini, Roma
Fellini, Roma
Autore: Andrea Minuz
Editore: Rubbettino
Anno di edizione: 2020
La Dolce Vita. La Strada. 8½. Amarcord. Tanti sono i film che vengono in mente ripensando al grande Federico Fellini. Riminese di nascita, ma inevitabilmente legato a un’altra città: la maestosa, inimitabile, caotica, Roma. La capitale, antica e al contempo eternamente nuova, si rivela essere per Fellini infinita fonte di ispirazione, nonché incomprensibile ossessione. Una sorta di figura materna (d’altronde la madre stessa di Federico, Ida Barbiani, era romana), benevola, ma indifferente. E non solo. Contenitore di insolite vicende, luogo di perdizione, fonte di grandi emozioni e sogni tormentati, indispensabili per poter ritrovare in qualche modo se stesso e dare nuova linfa alla propria visionaria arte. Attraverso i suoi film, nel corso degli anni sono diversi i modi in cui Fellini si approccia alla città eterna (come, ad esempio, nel già citato La Dolce Vita o nel Satyricon), fino a farla diventare la vera protagonista in Roma (1972): un film a episodi, da prendere singolarmente come “vedute” della città all’inizio degli anni Settanta. A quest’opera onirica, complessa e frammentaria che, forse proprio per le sue caratteristiche, non riscosse particolare fortuna di critica e pubblico, Andrea Minuz dedica il libro Fellini, Roma. Si tratta di uno studio approfondito, organizzato in brevi paragrafi, che analizzano sequenze e aspetti del film. Come egli stesso scrive nell’introduzione. L’autore ha voluto focalizzare l’attenzione su un film meno conosciuto tra quelli di Fellini. Minuz recupera importanti letture critiche ma aggiunge anche altri riferimenti (dagli studi sulle modifiche urbanistiche della capitale, agli esperimenti letterari di Bernardino Zapponi, autore con Fellini della sceneggiatura del film). Il libro si basa anche su materiali inediti, come i fascicoli della versione originale del film, conservati presso l’Archivio Federico Fellini della Cineteca Comunale di Rimini. Scopo del lavoro di Andrea Minuz è mettere in evidenza l’originalità e l’attualità dell’opera, la sua capacità di catturare un momento e un paesaggio storico precisi, caratterizzati da un caotico turbinio di trasformazioni della vita cittadina e dell’intera società. La Roma felliniana dei primi anni Settanta appare folle, becera, meschina e il regista non risparmia critiche a niente e nessuno. Basti pensare alla sequenza forse più famosa del film: la sfilata di moda ecclesiastica. In un perfetto intersecarsi di sacro e profano si trovano le basi di quello che sarebbe poi diventato l’immaginario mediatico e artistico della chiesa cattolica. Dopotutto, saper regalare immagini indelebili e iconiche è sempre stata una grande qualità di Fellini. E per fare ciò, quale soggetto migliore della sua amata Roma?
Andrea Minuz insegna Storia del cinema presso l’Università Sapienza di Roma. È membro del comitato scientifico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e scrive di media e televisione per il quotidiano “Il Foglio”. Autore e curatore di numerosi volumi, tra cui La Shoah e la cultura visuale. Cinema, memoria, spazio pubblico (2010); Viaggio al termine dell’Italia. Fellini politico (2012), tradotto in inglese nel 2015 per Berghahn Books (Political Fellini. Journey to the end of Italy); Steven Spielberg (2019).
Federica Mastromonaco
Federico Fellini. L’apparizione e l’ombra
Autore: Bruno Roberti
Editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
Anno di edizione: 2020
Non è facile descrivere il talento multiforme di un grande maestro come Federico Fellini, ricordato per la sua straordinaria carriera di regista, ma che fu anche sceneggiatore, fumettista, attore e scrittore. Nato a Rimini nel 1920 e morto a Roma nel 1993, si accosta al set con la semplicità dell’autodidatta. Ogni storia nata dal suo vivace immaginario trae ispirazione dal vissuto personale. Nei primi film plasma i personaggi e i loro ruoli con l’intento di costruire un teatrino casalingo (come accade ne Lo sceicco bianco e I vitelloni), per arrivare poi a La dolce vita, nel 1960, che segna il punto di svolta della sua opera: affresco sociale e cinematografico, il film più noto di Fellini costituisce un ponte che chiude una fase del cinema italiano inaugurandone una nuova era. I suoi capolavori gli valsero svariati riconoscimenti, dalla Palma d’oro al Festival di Cannes, al Leone D’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia, fino ad arrivare all’Oscar alla carriera nel 1993, poco prima della sua morte. Con uno stile inimitabile, onirico e visionario, realizza opere intrise di una velata e sottile malinconia, dando vita a un cinema che altro non è se non un mezzo per arrivare al sogno e alla mistificazione, un magnifico trucco per trasfigurare il passato, e modificare il nostro presente. Nella sua opera, misteriosa e barocca, realista e surreale al tempo stesso, si possono ancora intravedere delle zone d’ombra, accompagnate da improvvisi sprazzi di luce. Proprio in queste pieghe oscure prova a insinuarsi il volume di Roberti Federico Fellini. L’apparizione e l’ombra, addentrandosi nelle sinuosità labirintiche di un cinema che non smette di sorprendere e di rivelarsi nelle sue molteplici sfaccettature.
Bruno Roberti è professore associato di Istituzioni di Regia presso l’Università della Calabria. Critico e sceneggiatore, tra le sue pubblicazioni recenti i volumi Manoel de Oliveira (Fondazione Ente dello Spettacolo, 2012); Cinema Alchimia Uno (CaratteriMobili, 2012); Morfologia dell’Iguana. Anna Maria Ortese tra letteratura e cinema (cur. con Margherita Ganeri, Edizioni Librare, 2011); L’Arte di Eduardo. Le forme e i linguaggi (cur. con Roberto De Gaetano, Pellegrini, 2014). Ha scritto la voce «Maschera» per il Lessico del cinema italiano. Forme di rappresentazione e forme di vita (Mimesis, 2015). Fa parte del direttivo delle riviste “Filmcritica” e “Fata Morgana”.
Sara Ravasini
Fellini 23 1/2. Tutti i film
Autore: Aldo Tassone
Editore: Cineteca di Bologna
Anno di edizione: 2020
Fellini 23 ½ è il risultato di una vita, una raccolta intima e profonda che ricostruisce tutto il percorso artistico del maestro riminese dallo sguardo di chi lo ha conosciuto veramente bene. Il libro nasce dall’amicizia quarantennale tra Fellini e l’autore di questo volume, il critico e storico cinematografico Aldo Tassone. La sua ricerca ha radici lontane. Da laureando in Lettere, Tassone si innamora di La dolce vita (1960) e 8 ½ (1963) e grazie allo sceneggiatore Ennio Flaiano – che lo sprona a fare una tesi su Fellini – viene accolto come ospite a Cinecittà. Da quel momento il giovane assisterà alla nascita di tutti i film successivi del cineasta, sognando un giorno di poterne scrivere l’opera. Oggi questa passione viene raccolta romanticamente a cento anni dalla nascita di Fellini in un volume corposo (872 pagine) che esamina minuziosamente tutti i film del maestro: cortometraggi e lungometraggi, da Luci del varietà (1950, diretto a quattro mani con Alberto Lattuada) a La voce della luna (1990) uscito tre anni prima della morte, fino a regalare la chicca inedita di due film mai realizzati, Il viaggio di G. Mastorna e Viaggio a Tulum. Accanto alla meticolosa analisi critica e storica dei film si sovrappone un collage di interviste esclusive, documenti d’archivio, testimonianze e un’importante antologia della critica italiana, francese e americana, necessaria per capire come le opere furono recepite nel tempo. Il voluminoso libro offre inoltre dichiarazioni raccolte dallo stesso autore in cinquant’anni di carriera – da Orson Welles, Luis Bunuel, Akira Kurosawa, Michelangelo Antonioni, François Truffaut, Alain Resnais – e riflette sul rapporto tra Fellini e lo scrittore George Simenon, per lui «l’amico più grande che tutti vorrebbero avere». La nuova pubblicazione di Aldo Tassone sviscera anima e corpo della vita del maestro creando una vera e propria bibbia felliniana, come lui la definisce, e non per parlare del fenomeno Fellini a livello mondiale, ma con l’obbiettivo di analizzare dal punto di vista stilistico e visuale la forza evocativa dell’immagine, esaminando il processo singolare di un genio pittorico che si forma dal neorealismo di Rossellini e diventa onirico. Un libro d’ispirazione fatto per chiunque voglia avvicinarsi a uno dei maestri più acclamati del secondo Novecento e che vede la luce grazie alla Cineteca di Bologna.
Aldo Tassone si afferma come storico e critico cinematografico e dirige per oltre vent’anni la rassegna France Cinéma a Firenze (1986-2008). Ha scritto numerosi volumi tra cui I film di Michelangelo Antonioni (2002), François Truffaut. Professione cinema. Interviste inedite (2005), Akira Kurosawa (2008).
Melissa Cordischi