È un viaggiare lento, quello dell’Intercity che da Palermo conduce a Roma, un viaggiare d’altri tempi, interrotto dalle frequenti fermate alle stazioni, dai passeggeri che salgono e scendono, chiacchierano e bisticciano, si addormentano o, nella traversata dello Stretto, lanciano gli oggetti vecchi in mare. È per questa lentezza che Paride Bruno ha scelto di tornare con il treno che prendeva vent’anni prima, da ragazzo, per godersi la vita che turbina intorno a quei viaggi lunghi – la coppia siciliana che litiga per le parole crociate, la ragazza spaventata e sola che cerca compagnia, il ragazzino dallo sguardo intelligente –, e soprattutto per prendersi il tempo di rileggere la pesante cartellina che porta con sé. Contiene i suoi molti tentativi di romanzo, tutti interrotti al primo punto fermo, perché Paride Bruno ha cercato di cimentarsi in ogni genere e stile, senza però mai riuscire a sceglierne uno, a portare a termine l’opera e potersi così dire scrittore. “Sono un tipico esempio di come agisca in maniera diffusa lo spirito incerto e schizoide dei tempi, per cui, mentre sto appena vivendo un’esperienza, mi sento accerchiato da tutte le cose che in quello stesso istante sto perdendo. E migro. Trasmigro.”
Ma proprio questi tanti cominciamenti finiscono per disegnare con precisione la figura del protagonista: in ognuno degli incipit è contenuta una scheggia della sua vita, delle sue ossessioni, delle sue paure e dei suoi desideri. Ogni ricordo un fiore. Tappa dopo tappa, fra una chiacchierata e un sogno, incipit dopo incipit, Paride Bruno sembra riconciliarsi con la sua incompiutezza, con quello “svolazzo di pagine sparse” che è, in fondo, la vita stessa. Luigi Lo Cascio, celebre e premiato attore e regista siciliano, in questa sua opera prima dà prova di essere un autore raffinato, dalla cui scrittura si affacciano modelli illustri, da Manganelli a Gadda, da Bufalino a Consolo, autori classici del nostro Novecento.
“L’eloquenza in Sicilia è dei morti. Oppure di chi si reputa immortale. Ma in ogni caso stravince il segreto.”
Tra gli artisti contemporanei dello schermo e della scena, Mario Martone è quello che maggiormente, e con rara coerenza stilistica e morale, raccoglie e rilancia la grande lezione italiana di Rossellini, Pasolini, Visconti. Il rapporto con l’idea di città e comunità (anzitutto Napoli), il risalire alle radici del tragico, la riattivazione della forma-melodramma, la capacità di rendere attivo e vivo il passato storico nazionale all’interno dell’urgenza del presente (come nel Risorgimento di Noi credevamo e nel Leopardi di Il giovane favoloso) sono alcuni dei fili poetici e tematici che attraversano la sua opera. Il libro ripercorre il pluriennale cammino artistico di Mortone, intrecciando a una lunga riflessione sul suo lavoro, la voce stessa del regista in dialogo con l’autore del volume. Uno “sguardo in viaggio” quello di Martone con cui il libro si pone a distanza ravvicinata, viaggiando anch’esso in un arco cronologico che va dai suoi primi lavori a quelli più recenti.
Questo libro di 432 pagine e arricchito da oltre 500 immagini, è in fondo la storia di una passione. La grande passione di Maurizio Baroni che, fin da ragazzo innamorato di cinema, ha raccolto e collezionato manifesti, locandine e fotobuste cinematografiche. Il libro racconta il cinema dal dopoguerra alla fine degli anni Settanta attraverso i film e i materiali pubblicitari; oltre mezzo secolo di storia del costume e della cultura del nostro paese. Non è nuovo Baroni a operazioni enciclopediche di questo tipo: già nel 1995, in occasione dei cento anni del cinema, diede alle stampe tre importanti volumi dedicati alla storia del cinema italiano attraverso manifesti, brochure e locandine. Nel tempo la grande passione di Baroni è diventata materia di studio, ha acuito il suo sguardo critico nel valutare le tecniche pittoriche di quegli artisti che si dedicarono al cartellonismo cinematografico. Artisti autenticamente popolari che hanno dato prova di originalità e innovazione, utilizzando stili diversificati e inconfondibili, grazie anche alla buona libertà espressiva e narrativa di cui godevano. Spesso considerati minori, essi sono stati tuttavia in grado di influenzare significativamente l’immaginario collettivo. Pittori di cinema è dedicato ai 29 maggiori disegnatori italiani che nel corso del Ventesimo secolo hanno sollecitato la fantasia degli spettatori cinematografici con le loro straordinarie opere. Anselmo Ballester, Luigi Martinati, Alfredo Capitani, Ercole Brini, Giuliano Nistri, Enrico De Seta, Sandro Symeoni, Angelo Cesselon, Silvano Campeggi sono solo alcuni dei nomi di questi autentici maestri che ci hanno regalato emozioni grazie al loro disegno, al loro colore e alla loro creatività artistica. Un’epoca ancora prossima a noi, ma già oggetto di ricordo e forse di nostalgia, quando prima dell’avvento totalizzante della televisione e del web, il manifesto era il più importante strumento pubblicitario cui le case di distribuzione cinematografiche si affidavano. La pittura di cinema ha contribuito a rinnovare profondamente la tradizione artistica italiana. Questo volume è rivolto non solo a cinefili e collezionisti in genere, ma anche a graphic designer e illustratori, studenti e professionisti, quale documento storico per gli appassionati e insieme ispiratore per le nuove generazioni di comunicatori. Pittori di cinema ci restituisce attraverso bozzetti, disegni preparatori e affiche, tutta la magia delle botteghe artigiane, delle matite e dei pennelli che da tempo hanno lasciato spazio ai computer.
II cinema è italiano. Questa affermazione decisa apre il volume di Roberto De Gaetano sulla tra dizione del nostro cinema dagli anni trenta del Novecento ad oggi. Con la modernità cinematografica il cinema rifonda le sue forme e rivela al tempo stesso la sua essenza, perché ci riconsegna un reale senza più la mediazione dell’azione e della narrazione, attraverso una vicinanza alla “vita indiscriminata”, che viene restituita in un intreccio di rivelazione ed invenzione. In questa, il cinema italiano ha giocato un ruolo fondativo per una serie di ragioni che vengono ampiamente analizzate nel libro, e che riguardano anche la storia culturale di un Paese, animato da un’alternanza tra scetticismo e fiducia, adesione patetica e distacco comico dal mondo. Quest’alternanza ha dato vita ad una innovativa, e per molti versi unica, invenzione e contaminazione di forme, che giunge felicemente fino all’oggi. II libro si misura con autori che vanno da De Sica a Rossellini, da Monicelli a Germi, da Antonioni a Pietrangeli, da Ferreri a Petri, per giungere al cinema contemporaneo e a figure come Martone e Servillo, Bellocchio e Moretti, e ad opere quali Gomorra – La serie e Loro